Mecenauta

Discovery MaMo

gli esordi, i personaggi, lo stile, la poetica

Serena Agneletti

Copywriter

MaMo (Massimilano Donnari) è un imprenditore artista; come tale, ha un vissuto che si oppone alla creatività. Ma è proprio questa quotidianità ad averlo spinto a trovare una dimensione in cui essere sé stesso. Lì sperimenta, si lascia guidare dal caso tra incontri bizzarri e casuali; ricerca materiali veri, vissuti, narra un’attualità così veloce che i possibili significati delle opere si sovrascrivono.

Poster ufficiale di Umbria Jazz 2019, con un’edizione personalizzata de “Il Generale della Musica” di MaMo

Tutto inizia con un’opera fortuita

Prima ancora di essere MaMo, Donnari coltivava già la sua creatività, senza una direzione precisa. L’illuminazione arriva attraverso un dono inaspettato: un’opera raffigurante un cane vestito di tutto punto, con bombetta e completo. L’artista inizia a lavorare sulla tela, ad arricchirla di dettagli ; espone l’opera nel suo salotto buono, dove viene notata dagli amici, che lo incoraggiano a continuare. Seguono altre opere, ma la chiave di volta sarà l’incontro e la sfida ingaggiata con la storica gallerista di Artemisia, a Perugia: arrivare a venti opere per guadagnarsi la prima esposizione in galleria. Da quell’incontro nascerà l’inossidabile legame umano e artistico con il proprietario della galleria, nonché altro artista noto nell’ambiente perugino, Giuseppe Fioroni.
È a questo punto che MaMo inizia a emergere nel panorama nazionale. Il primo passo verso la ribalta è una mostra collettiva contemporanea ad Avigliano Umbro (TR), dove presenta Il Generale della Musica (foriero di quello scelto per il manifesto di Umbria Jazz ‘19). Un’opera cruciale, poiché susciterà l’interesse di un noto collezionista italiano, segnando per l’artista l’inizio di un percorso tra glamour, arte e socialité con personali, collettive ed eventi tra Milano, Venezia e Porto Cervo. MaMo torna a Perugia con alcuni importanti appuntamenti:

  • Incoscienza dell’essere (personale alla Galleria Artemisia)
  • Collettiva Cannoniera (alla Rocca Paolina, con Vittorio Sgarbi)
  • Umbria Jazz Palco e Platea (bi-personale con Giuseppe Fioroni)
  • Mamo Collection (personale alla Loggia dei Lanari)

A queste esposizioni si aggiunge Terni (Museo Capitolare Diocesano), Viterbo (Museo Colle del Duomo) e la più recente e consacrante mostra monografica Queen Pass alla Rocca di Braccio a Umbertide (PG), che per 20 giorni ha fatto il pieno di presenze.

“Il Marchese del Grillo” (foto scattata all’Hangar)

Un ragazzo degli anni ’80

Il quartier generale di MaMo aperto a pochi fortunati visitatori, l’Hangar, è uno spazio d’arte ed eventi, i cui protagonisti sono i personaggi che hanno popolato l’immaginario collettivo e dell’artista nei decenni del cambiamento. Simboli del potere come la Regina Elisabetta II, iconica protagonista del suo percorso, sia in versione Wedding Queen (in cui è ritratta in quattro varianti di tailleur e cappello dai colori sgargianti), sia mixata con Chiara Ferragni nell’opera Fashion Queen, in cui il potere social dell’imprenditrice digitale e influencer è messo a confronto – se non in contrapposizione – con quello monarchico.
Un altro soggetto particolarmente caro a MaMo è l’Avvocato Gianni Agnelli (che ritrae con il real saluto tanto voluto dal fotografo Bob Krieger), tra macchine da corsa e bandiere dello Yachting Club Costa Smeralda. E ancora nomi presi dallo spettacolo, dalla musica, dalla moda e dal costume: Alberto Sordi, i fratelli Vanzina, l’archetipo del cameriere Felice presente nei loro film, Ornella Vanoni, Mogol e Battisti, Iris Apfel, Domenico Dolce, Barbie. Non mancano omaggi a personaggi storici come Leonardo da Vinci, Giuseppe Verdi, il Perugino. Il potere e il mondo della creatività affascinano MaMo, che li tiene però alla giusta distanza rendendoli oggetto di una bonaria ironia.

Un’arte materica, tridimensionale, in continuo divenire

MaMo è un Art Player materico, la cui storia inizia con un’alba di pennelli; presto si accorgerà che, per la sua arte, serviranno ben altre sperimentazioni. Questa evoluzione stilistica è ben evidenziata in Il Signor Fiat, la cui chioma canuta è morbida e fluente grazie alla resina applicata sul dipinto:

“Il Signor Fiat“ (foto scattata alla mostra Queen Pass)

opera omnia che descrive in pieno l’inizio di una matericità, fino ad arrivare alla tridimensionalità attuale, laddove la smania di perfezionista, uomo e artista, [mi] porta a definire le opere prima nella mente e poi nelle stanze.
(MaMo)

“Trump Strips” (foto scattata all’Hangar)

La critica all’attualità tra sciabolate e spruzzoni

MaMo celebra il periodo della pandemia con opere materiche e scultoree dai forti messaggi, figlie di un drammatico contesto mondiale ed attuale descritto in maniera ironica dall’artista. La chiave di lettura all’occhio del visitatore non è sempre immediata, richiede attenzione e approfondimento.
Ne La Sciabolata la pistola da rifornimento si sostituisce al bramato Champagne e inonda l’opera del prezioso nettare, rappresentato con oro e pietre preziose. A enfatizzare il messaggio, la scritta Luxury brand che, accostata all’iconico marchio di carburanti, non lascia spazio a dubbi sulla possibile interpretazione (mentre scriviamo, il prezzo della benzina si attesta intorno ai 2,00€ al litro, n.d.r.).
Opera simbolo della storia recente mondiale, che ha visto convivere in MaMo l’uomo ironico e l’artista traghettante, è UP-GRADE, lavoro conosciuto dal pubblico con il nome di Dom Perignart o lo spruzzone

“Durante la prima Pandemia, ricordo quale introvabile e bramato strumento di protezione individuale, il gel sanificante!! Lo stesso divenne bene di lusso, tanta era la difficoltà di reperimento e la speculazione che ne derivava. Da qui, l’idea in chiave ironica e giocosa di rendere il tanto elitario e raro spruzzino simbolo di un bene di lusso, il quale si ritroverà a schizzare ottimismo ed energie positive.”
(MaMo)

L’idea ritorna anche in Ready Steady Go, scultura raffigurante la Statua della Libertà che, grazie all’uso del prezioso spruzzino disinfettante, inizia a recuperare il colore originale (fino a quel momento soffocato da un pesante strato di nero Covid). Un’opera che esprime l’augurio – e il bisogno – di ripartenza.
Infine, una critica ai paradossi del mercato dell’arte con l’opera Trump Strips. Un chiaro riferimento alla Girl with Baloon di Banksy, venduta all’asta per 1,4 milioni di sterline da Sotheby’s e che ha visto crescere il suo valore di 6 volte dopo la parziale distruzione operata a distanza dallo street artist appena dopo essere stata aggiudicata.

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